Che sia una canzone cantata in playback in una “comparsata” televisiva di domenica pomeriggio o le elettroniche note di un sintetizzatore, la musica rimane musica.
Quella spettacolare magia in grado di comunicarti più di quanto tu non voglia ammettere. La musica rappresenta la forma d’arte più “variopinta” e personale che possa esistere, essa ci consola ci aiuta a piangere, a sorridere, a scatenarci o ad amare, ritengo che sia da stolti sottovalutare una così bella arte. Ma come si diventa famosi in questo campo? Come fare ad emergere in un mondo così denso di talenti e concorrenza? Come può un giovane musicista innalzarsi da tutta questa “finta qualità”?
L’impossibilità di conoscere la vera qualità di una traccia “uploadata” è senza alcun dubbio il principale problema della rete.
Siamo giunti ad una situazione di stallo dalla quale viene a galla solo quello che commercialmente è di “facile ascolto” e piace alle masse; il termine “buona qualità” è stato quasi totalmente sostituito da “buone vendite”.
Proprio per questo principio le giovani promesse musicali trovano il loro spazio unicamente su internet, su apposite (o meno) piattaforme per l’upload: Soundcloud, Youtube e Beatport rappresentano i principali e famosi luoghi dove queste promesse si approcciano al fine di ricevere ascolti e popolarità.
Il Web senza alcun dubbio offre ottime e infinite possibilità d’ascolto; internet è la prima porta che ti viene suggerita se sei in cerca del nuovo. Da ogni parte del mondo senza distinzione di sesso, età e religione milioni di persone giornalmente caricano le proprie tracce nella speranza che l’uomo giusto individui il loro lavoro e gli faccia diventare qualcuno. Il vantaggio (e svantaggio) di questo meccanismo è che l’utente medio che ascolta tali tipi di tracce è una persona spesso incompetente in questo campo e senza un apposito background per poter scegliere cosa sia di qualità e cosa no; tale utente si ritrova a fare semplicemente zapping su questi appositi siti fermandosi alla prima traccia che reputa commercialmente buona.
Il medesimo ragionamento è stato adottato ormai da molti anni nei format televisivi dei talent show musicali. Da “X-factor” ad “Amici”, il concetto di fondo è lo stesso: milioni di concorrenti, fino al giorno prima sconosciuti ai mercati, esordiscono in diretta dopo un breve percorso di casting per guadagnare visibilità, nella speranza che una volta concluso il programma le case discografiche più importanti li accolgano fra le loro braccia al fine di guadagnare il più possibile su un prodotto forgiato dal televoto Nazionale e quindi commercialmente popolare. L’immagine di un cantante o più semplicemente la sua vita privata stanno ormai prendendo il posto di quell’antico e puro suono che vecchie radio erano in grado di comunicarci, senza neanche accorgercene stiamo sostituendo il sonoro con il visivo. Ma in fondo “parlare di musica e come ballare di architettura” diceva l’insuperabile Frank Zappa, quindi smettete di leggere queste poche righe, accendete la radio, e abbandonatevi al sensuale suono di una chitarra.
Davide Moraglio
Il lato promozionale
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Fonti
L’articolo è stato interamente redatto da me sulla base delle mie conoscenze ed esperienze in campo musicale. Ho intervistato diverse persone per approfondire questo scritto: prima fra tutti la docente del mio istituto musicale Maria Carla Cantamessa, docente di musica e insegnante di flauto traverso; Enrico Castelli, insegnante di danza presso “Free steps crew” e Paolo Paglia, direttore d’orchestra e laureato in Composizione presso il Conservatorio "Giuseppe Verdi" di Torino.
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